Nonostante la vivace presenza turistica — trainata soprattutto dagli arrivi dall’Austria — il settore commerciale cittadino non ritrova piena vitalità. I saldi offrono un sollievo temporaneo, ma non sufficiente a contrastare le tensioni strutturali che penalizzano in particolare le boutique del lusso.

I dati parlano chiaro: il potere d’acquisto delle famiglie è in contrazione, complice l’inflazione persistente e il costo della vita in aumento. Questo riduce l’inclinazione al consumo, specialmente per beni non essenziali. Il lusso, da status symbol, diventa spesa rinviabile.

Le boutique registrano un calo nelle vendite, con strategie di pricing e marketing sempre più aggressive per attirare una clientela che si rivela più selettiva e informata.

A livello macroeconomico, la crisi nel commercio è un riflesso delle mutate priorità dei consumatori e delle sfide poste dalla digitalizzazione, che favorisce grandi piattaforme rispetto al negozio fisico. Il turismo resta un asset strategico, ma non può da solo sostenere l’intero comparto.